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Numero 1



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Impara a distinguere la banalità. Ricorda che la mediocrità prospera sulle “idee”. Guardati dai messaggi alla moda. Domandati se il simbolo che hai scoperto non sia l’impronta del tuo piede. Ignora le allegorie. Metti a tutti i costi il “come” al di sopra del “che cosa”, ma fa’ in modo che non si confonda con il “come mai”. Fidati dell’improvvisa erezione dei peluzzi sulla schiena. A questo punto, non tirare in ballo Freud. Tutto il resto dipende dal talento personale.
(Nabokov, Intransigenze)

 



(Vladimir Nabokov, Intransigenze, Adelphi)

 

 


Figli dell’epoca

 

Figli dell’epoca

Siamo figli dell’epoca,

l’epoca è politica.

Tutte le tue, nostre, vostre

Faccende diurne, notturne

Sono faccende politiche.

 

Che ti piaccia o no,

i tuoi geni hanno un passato politico,

la tua pelle una sfumatura politica,

i tuoi occhi un aspetto politico.

 

Ciò di cui parli ha una risonanza,

ciò di cui taci ha una valenza

in un modo o nell’altro politica.

 

Perfino per campi, per boschi

fai passi politici su uno sfondo politico.

 

Anche le poesie apolitiche sono politiche,

e in alto brilla la luna,

cosa non più lunare.

Essere o non essere, questo è il problema.

Quale problema, rispondi sul tema.

Problema politico.

 

Non devi neppure essere una creatura umana

Per acquisire un significato politico.

Basta che tu sia petrolio,

mangime arricchito o materiale riciclabile.

O anche il tavolo delle trattative, sulla cui forma

Si è disputato per mesi:

se negoziare la vita e la morte

intorno a uno rotondo o quadrato.

 

Intanto la gente moriva,

gli animali crepavano,

le case bruciavano

e i campi inselvatichivano

come nelle epoche remote

e meno politiche

 

(Wislawa Szymborska, Gente sul ponte, Scheiwiller)

 


Quando ero indolenzito, o addolorato, o in preda alla confusione, tornavo al magico libro. I fanciulli sono violenti e crudeli – e buoni – e io ero tutte queste cose, e tutte queste cose si trovavano nel libro segreto. Se io non riuscivo a scegliere la strada al bivio fra l’amore e la lealtà, non ci riusciva nemmeno Lancillotto. Potevo capire la tenebra di Mordred, perché si trovava anche in me. E in me c’era qualcosa di Galahad, ma forse non abbastanza. Esisteva in me, tuttavia, la sensazione del Graal, profondamente radicata, e forse esisterà sempre.

(John Steinbeck, prefazione a Le gesta di Re Artù e dei suoi nobili cavalieri)

 

 

Ho sempre rifiutato di essere compreso. Essere compreso significa prostituirsi. Preferisco essere rpeso sul seriamente per quello che non sono, ignorato umanamente, con decenza e naturalezza. Niente mi farebbe indignare più del fatto che in ufficio mi considerassero diverso. Voglio questo cilicio: che mi credano uguale a loro. Voglio questa crocifissione: che non mi ritengano differente. Ci sono sacrifici più sottili di quelli che conosciamo sui santi e sugli eremiti. Ci sono supplizi dell’intelligenza come ce ne sono del corpo e della volontà. E in questi supplizi, come per altri, c’è una voluttà.

(Fernando Pessoa, Il libro dell’inquietudine)

 

Poiché al cherubino con la spada fiammeggiante sarà con ciò comandato d’abbandonare la guardia all’albero della vita; e appena l’avrà fatto, l’intera creazione sarà consumata e apparirà infinita e sacra, mentre ora appare finita e corrotta. Il che avverrà per un miglioramento della gioia sensuale. Ma innanzittutto la nozione che l’uomo abbia un corpo distinto dall’anima dovrà essere espunta (…). Se le porte della percezione fossero purificate ogni cosa apparirebbe all’uomo com’è, infinita.

Poiché l’uomo ha talmente rinchiuso sé stesso da vedere soltanto attraverso le strette fenditure della sua caverna.

(William Blake, Matrimonio del cielo con l’inferno)

 

Se Dio ha potuto affermare di essere “colui che è”, l’uomo, al contrario, potrebbe definirsi “colui che non è”. E proprio questa mancanza, questo deficit di esistenza, risvegliando per reazione la sua tracotanza, lo incita alla sfida o alla ferocia. Avendo disertato le sue origini, barattato l’eternità con il divenire, maltrattato la vita proiettando in essa la propria giovane demenza, egli emerge dall’anonimato tramite un susseguirsi di rinnegamenti che fanno di lui il grande transfuga dell’essere.

(E.M.Cioran, La caduta nel tempo)